MARIO GRECO
<<Mario Greco è nato a Torino il 2 aprile 1925 dal padre Francesco e dalla madre Anna Canale. Fino al 27 novembre 1943 è impiegato come meccanico nella ditta torinese Fratelli Possio (via Tommaso Grassi, Tommaso Grossi nda ) che, come gli altri stabilimenti cittadini, viene colpita dalle bombe degli Alleati. Questo lo costringe, insieme alla sua famiglia, a considerare l’idea della migrazione. Tutti i torinesi, compresa la famiglia Greco, si trovano di fronte alla difficile scelta di dove scappare: […] La scelta di Buttigliera Alta, per quanto riguarda Mario Greco e la sua famiglia, non è casuale: oltre alla vicinanza con Torino e la possibilità di fare il pendolare, la famiglia Greco trascorre spesso le vacanze in questo paese, dove può contare su profondi legami di amicizia con molte persone del posto. Così il 17 febbraio 1943 Mario Greco è ufficialmente registrato nel Comune di Buttigliera Alta quale sfollato. […] Come i suoi coetanei, residenti e sfollati a Buttigliera, anche Mario sente l’influenza di un uomo di grande carisma e di soli due anni più maturo: Eugenio Fassino, comandante della Brigata partigiana Ferruccio Gallo, capace di arruolare fra le sue fila quasi tutti i giovani residenti e sfollati fra Avigliana e Buttigliera. Con ogni probabilità Mario Greco raggiunge Eugenio Fassino in montagna a inizio 1944. In particolare, nella notte del 23 gennaio, i giovani della leva ‘25 di Buttigliera (residenti e sfollati), ingrossano le file dei partigiani agli ordini di Fassino. […] Fino all’inizio di maggio l’esperienza di Mario Greco appare analoga a quella della maggior parte dei partigiani valligiani, poi qualcosa cambia. Rifugiatosi con altri compagni a Buttigliera Alta, presso amici e familiari per sfuggire ai rastrellamenti dei nazifascisti, egli si trova di fronte ad un bivio. I tedeschi, infatti, seguono le tracce sue e dei suoi compagni (oppure sono aiutati da una delazione, ma è impossibile saperlo con certezza) e, circondato l’intero paese, minacciano di incendiarlo se i partigiani non si consegnano a loro per poi arruolarsi nell’esercito della Repubblica di Salò. Mario e altri partigiani decidono allora di consegnarsi, per evitare guai peggiori alla popolazione. A questo punto non vi sono documenti ufficiali sulla sorte di Mario Greco e degli altri partigiani di Buttigliera Alta. Dal suo foglio matricolare, conservato presso l’Archivio di stato di Torino, risulta non essere mai stato arruolato. Considerando anche il destino subito da molti altri italiani, Mario e i suoi compagni valligiani sembrano indirizzati all’internamento in Germania piuttosto che l’arruolamento nell’esercito di Salò. Un piano però rovinato dai bombardamenti alleati. Secondo la testimonianza di Silvio Filia, partigiano e amico di Mario Greco, che con lui aveva combattuto tra le file della banda di Fassino e si era consegnato ai tedeschi, la sera del trasferimento da Aosta verso la Germania, la RAF bombardò diverse città del nord est, così da rendere impraticabile la ferrovia per il Brennero. La ricostruzione di Filia trova conferma da una cartolina di Mario, datata 31 maggio, che riporta come mittente “M. Alpino Greco Mario 4° regg. comp. comando regg. posta da campo 939”. Con certezza, seppur a malincuore, Mario rimane arruolato almeno fino a metà giugno. Da quanto è stato possibile ricostruire, Mario Greco fuggì dall’esercito per tornare in montagna tra la seconda metà di giugno e l’inizio di luglio. Quello che sappiamo per certo è che a settembre Mario Greco è a Giaveno. […] La storia di Mario Greco rappresenta per certi versi l’eccezione che conferma la regola. Seppur costretto a rispondere alla chiamata di leva della Repubblica di Salò, alla prima occasione utile è scappato, tornando fra le file partigiane, con l’intento di resistere al nazifascismo. […] Rastrellamenti del novembre 1944 in val Sangone. […] Mario Greco e i suoi compagni della brigata Ferruccio Gallo cercano di scappare dalla morsa dei rastrellatori dirigendosi verso la pianura. Ma Mario non riesce a tenere il passo degli altri partigiani. Purtroppo lui era malato di polmonite e quindi molto debilitato. Rimase indietro e venne catturato dai tedeschi vicino a borgata Rosa. Il 29 novembre i tedeschi giungono a Giaveno e con loro c’è anche Mario Greco, incapace di resistere ai nemici, pur portando con sé delle armi. Nonostante le precarie condizioni di salute, i nazifascisti non dimostrano alcuna pietà. Insieme a Mario, vengono fucilati altri 13 partigiani e 38 civili in piazza San Lorenzo a Giaveno. […]
<<[…] Anche se nato a Torino, e non a Buttigliera Alta, Mario Greco è rimasto nel cuore della popolazione buttiglierese, sia per il suo carattere, sia per il suo sacrificio. Dimostrazione palese di ciò è la locale sede dell’Anpi che, tutt’ora, è intitolata proprio al caponucleo torinese. […]>>[1].
La Giunta municipale di Buttigliera Alta, sindaco Alfredo Rossetti, il 3 luglio 1946 deliberò che la piazza del Littorio diventasse piazza del Popolo e che via Roma diventasse via Mario Greco.[2]
Perché Mario Greco giunse a Buttigliera Alta?
<<Tra il 1942 e 1943 Torino è colpita dai bombardamenti più tremendi. Solamente durante la notte del 18 novembre 1942 sono 91 le bombe che provocano numerosi incendi ma soprattutto 42 morti e 72 feriti. Quarantotto ore dopo 250 bombardieri sganciano 100.000 spezzoni da 4 libbre, una bomba incendiaria da 30 libbre ogni secondo, una massa di bombe esplosive, tra cui alcune da 4000 libbre. Ciò causa la distruzione di molti stabilimenti torinesi e provoca 117 vittime e 120 feriti. Una situazione drammatica che non cambia nel 1943. Anzi il 13 luglio si registra il bombardamento più devastante, che causa 792 morti e 914 feriti. L’unica risposta che la popolazione riesce a trovare per difendersi dalla morte che “piove dal cielo” è l’esodo. La prima migrazione dalla città è del 1940, quando le classi più agiate decidono di trasferirsi nelle proprie seconde case di Trana, Giaveno, Buttigliera Alta, Reano, Coazze. Si tratta di una scelta provvisoria, però. Già in inverno molti torinesi tornano in città, fiduciosi che la situazione possa migliorare. Una speranza che si rivela vana. L’esodo, questa volta a tempo indeterminato, si trasforma nell’unico modo che i cittadini hanno per mettersi in sicurezza, a partire dall’inverno tra il 1942 e il 1943. I dati al primo luglio 1943 della Commissione per lo sfollamento, istituita presso il Comitato provinciale di protezione antiaerea, indicano 318.000 torinesi sfollati, di cui 186.251 nella provincia […]>>[3].
A Buttigliera Alta la situazione degli sfollati, su una popolazione residente di 2.298 persone al 1° luglio 1943, era di 504 sfollati, pari al 21,93 per cento della popolazione, di cui 175 sfollati pendolari. Su questo sfondo si sviluppa la vicenda di Mario Greco.[4]
[1] F. RENDE, Tesi di laurea “Mario Greco e la Resistenza in Val Sangone”, a.a. 2016/2017.
[2]Ibidem.
[3]F. RENDE, Tesi di laurea “Mario Greco e la Resistenza in Val Sangone”, a.a. 2016/2017.
[4] Ibidem.
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